Benito Mussolini contemplò spesso di prendere il potere con una dimostrazione di forza e propose la sua idea per la prima volta durante una riunione segreta del partito fascista a Firenze nel settembre del 1922.
Mussolini e seguaci decisero di passare rapidamente dalla teoria alla pratica e nel meeting successivo, tenutosi a Milano il 16 ottobre dello stesso anno, venne creato un quadrumvirato con il compito di gestire la ribellione: a capo di questo gruppo erano De Bono, Bianchi, Balbo e De Vecchi.
In soli due giorni, al congresso di Napoli, Mussolini dichiarò esuberante: “O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma”.
I piani del quadrumvirato
La sede principale del quadrumvirato fu istituita a Perugia. Il piano era quello di prendere il potere tra il 26 e 27 ottobre per poi mobilitare in pochi giorni tutte le squadre fasciste italiane in modo da iniziare l’occupazione del centro Italia. Inoltre, circa ventiseimila persone furono destinate a marciare su Roma; queste squadriglie iniziarono la loro marcia il 27 ottobre. Mussolini invece continuò a seguire la situazione degli svolgimenti politici dalla città di Milano.
Facta, i ministri e il re
Dopo aver richiesto il ritorno a Roma del re in ampio ritardo, la mattina del 28 ottobre Luigi Facta convocò il Consiglio dei Ministri con l’obiettivo di dichiarare lo stato d’assedio, legislazione che avrebbe dato potere assoluto al governo per combattere le squadriglie fasciste di cui si attendeva a breve l’arrivo. Il decreto riuscì a bloccare la mattinata stessa alcuni dei gruppi fascisti nelle cittadine di Avezzano, Civitavecchia e Orte.
Il re Vittorio Emanuele III decise però di non firmare il decreto spinto soprattutto dalle idee di Giolitti e Salandra, e chiese quindi a Mussolini di formare un nuovo governo in collaborazione proprio con lo stesso Salandra ma il rifiuto del duce fu decisivo. Il giorno successivo, Mussolini ebbe il via libera da Vittorio Emanuele per preparare il nuovo governo italiano.
L’entrata a Roma
Poco dopo la fine delle trattative tra duce e re, le squadriglie fasciste iniziarono il loro ingresso nella capitale. Nonostante molti pensino che la marcia fosse un attacco armato sulla Capitale, la realtà è molto diversa: i fascisti parteciparono a quella che si può definire come una parata e una celebrazione del successo delle trattative di Mussolini dato che il suo accordo con il re era già stato firmato da oltre 24 ore. Lo stesso duce arrivò a Roma solo il 30 ottobre con un comodo viaggio in treno per poi prendere il suo posto al quirinale e presentare la propria lista di nominativi per la scelta dei futuri ministri.
Mussolini prese il potere in un periodo travagliato dell’Italia, nazione che usciva dal biennio rosso, ovvero due anni di scioperi, lotte sociali, violenza nelle strade esasperate dal proliferare dell’illegalità che il Governo non era riuscito, sia per incapacità che per scelta, a contrastare creando una forza rivoluzionaria che sfociò nel fascismo.